Comodato Uso Gratuito Figli e Genitori – Riduzione IMU e TASI

Comodato Uso Gratuito Figli e Genitori – Riduzione IMU e TASI

22 Aprile 2016 Off Di Redazione

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Riduzione di IMU e TASI per le seconde case date in comodato d’uso ai parenti di primo grado

Un’importante novità è stata recentemente introdotta nel panorama normativo italiano; riguarda tutti coloro che sono proprietari di una seconda casa e che l’hanno concessa in comodato d’uso a un parente di primo grado (genitori o figli).
La legge di stabilità per il 2016, infatti, ha previsto una serie di agevolazioni fiscali, che riguardano l’IMU e la TASI, per le abitazioni che vengono date in uso ai parenti più prossimi.

Si tratta di un provvedimento che ripropone un’agevolazione che, sebbene con una sostanziale differenza, era già prevista ai tempi della vecchia ICI.
La legge, in quel caso, prevedeva la totale equiparazione fra un’abitazione principale e un’eventuale seconda abitazione data in comodato d’uso a un figlio.
Con la vecchia normativa ICI, quindi, anche la seconda casa veniva esentata dal pagamento, essendo considerata come abitazione principale del figlio che ne deteneva il possesso ad uso gratuito, stabilendovi la propria residenza e dimora abituale.

La nuova legge di stabilità prevede invece una consistente riduzione, pari al 50%, delle aliquote previste per IMU e TASI, dimezzando di fatto gli oneri a carico del proprietario e dell’utilizzatore. Da ricordare come, sia in caso di comodato sia in quello di locazione, l’IMU è un’imposta che compete sempre il proprietario, mentre invece la TASI è da ripartire fra proprietario e comodatario, o locatario.

La legge di stabilità prevede anche un’ulteriore agevolazione per i possessori di case concesse in affitto a canone concordato; in questo caso, infatti, la legge prevede uno sconto delle imposte pari al 25%.
In entrambi i casi, comodato e affitto, per usufruire delle agevolazioni occorre che l’abitazione non sia di pregio, quindi non deve rientrare nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9, che identificano gli immobili signorili, le ville e i palazzi o castelli con particolare valore storico o architettonico.

Cenni sul contratto di comodato d’uso

In un contratto di comodato d’uso il proprietario di un immobile ne concede l’uso gratuito, a un terzo soggetto definito comodante, per un determinato periodo di tempo.
Secondo quanto stabilito dagli articoli 1803 e seguenti del codice civile, che regolano la fattispecie del comodato d’uso, il comodatario deve rispettare degli obblighi: come ad esempio il divieto a concedere l’uso dell’immobile a terzi senza averlo preventivamente concordato con il comodante
.
La formula del comodato è molto utilizzata in ambito familiare, caso classico è quello del genitore che concede, a titolo gratuito, la propria seconda abitazione ad un figlio.
Per poter usufruire dell’agevolazione prevista dalla legge occorre comunque che la concessione del comodato d’uso venga formalizzata tramite un contratto che deve essere regolarmente registrato, secondo quanto previsto dalle normative vigenti.
Tale registrazione dovrà essere effettuata presso l’Agenzia delle Entrate entro 20 giorni dalla sottoscrizione del contratto stesso.

Requisiti previsti dalla normativa

Per poter usufruire di questa importante agevolazione, la normativa prevede una serie di requisiti che devono sempre essere rispettati:

– Il contratto di comodato d’uso deve essere redatto in forma scritta;
– Il contratto deve essere registrato presso l’agenzia delle entrate, entro venti giorni dalla sottoscrizione;
– Il proprietario dell’immobile deve possedere solamente uno, o al massimo due, immobili a uso abitativo;
– L’immobile concesso in comodato d’uso gratuito deve ricadere in una delle categorie catastali di seguito elencate: A/2, A/3, A/4, A/5, A/6 e A/7;
– Il proprietario deve essere residente, e avere dimora abituale, nello stesso comune un cui insiste l’immobile dato in comodato a un parente di primo grato (genitore o figlio).

Conclusioni

Senza dubbio questa novità, introdotta dalla legge di stabilità per il 2016, rappresenta un interessante beneficio per tutta quella grande platea di italiani che concedono l’uso di un proprio immobile a un parente stretto.
Fino ad oggi, infatti, questi si vedevano costretti a dover pagare annualmente importi, anche cospicui, per l’IMU e la TARI, per un immobile da cui non ricavavano alcun reddito.

Le statistiche ufficiali dicono che questa è una condizione che riguarda circa l’8% dei proprietari di una seconda abitazione che, com’è facile immaginare, avranno accolto con grande favore questa importante modifica normativa.

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