Chi può andare in Cassa Integrazione e chi no

Chi può andare in Cassa Integrazione e chi no

27 Marzo 2020 0 Di Redazione

La cassa integrazione è una misura che consente alle imprese sia di conservare la propria forza lavoro quando la necessità di manodopera è inferiore al bisogno ordinario sia di ridurre velocemente i costi salariali, difatti, questi ultimi vengono trasferiti allo Stato.
Si tratta di uno strumento a integrazione del reddito dei lavoratori licenziati in modo temporaneo e, quindi, sospesi dal rapporto di lavoro con un’azienda a causa di particolari circostanze.
A questo proposito, ti sarà utile leggere i seguenti paragrafi su chi può andare in cassa integrazione e chi no.

Chi può andare in Cassa IntegrazioneIniziamo con una breve premessa sulla cassa integrazione, se non hai letto l’articolo che spiega cosa è la Cassa Integrazione ti consiglio di farlo, troverai la descrizione più dettagliata su questo ammortizzatore sociale.

Quali sono le motivazioni principali che giustificano la cassa integrazione?

Le condizioni riguardanti i licenziamenti temporanei dei lavoratori vengono concordate negli accordi fondamentali tra le parti sociali e nella giurisprudenza.
Al riguardo, i licenziamenti temporanei dei dipendenti sono permessi solamente nel momento in cui vi siano delle motivazioni valide che li rendano necessari per l’azienda e il bisogno temporaneo di farlo.
Ad esempio, fra le motivazioni giustificabili al licenziamento temporaneo di un lavoratore, occorre ricordare i seguenti punti:

· Afflusso di ordini molto basso o nullo;
· Problematiche finanziarie e difficoltà economiche di un’impresa;
· Riparazioni dei macchinari obbligatorie;
· Ristrutturazioni aziendali;
· Acquisizione dell’azienda;
· Incendi;
· Eventi naturali catastrofici;
· Incidenti;
· Emergenza sanitaria, e così via.

Il diritto di usufruire alla cassa integrazione per un lavoratore sospeso dal lavoro, che può essere ordinaria, straordinaria o in deroga, ha una durata massima di 24 o 30 mesi in un quinquennio secondo il settore professionale preso in considerazione.

Come scegliere chi può andare in cassa integrazione e chi no?

È bene mettere in rilievo che prima di decidere i licenziamenti temporanei dei lavoratori, i datori di lavoro devono informare le autorità pubbliche dedicate al collocamento, ossia i centri per l’impiego.
Per ciò che riguarda la scelta dei dipendenti da licenziare in modo temporaneo e, quindi, idonei ad andare in cassa integrazione, anzitutto bisogna prendere in considerazione il principio dell’anzianità, pari ad almeno 90 giorni, a meno che non vi siano delle ragioni accettabili per non farlo, e il tipo di contratto di cui godono.
In relazione a ciò, il contratto di lavoro subordinato deve essere a tempo indeterminato o di apprendistato professionalizzante.

In più, va presa in considerazione anche l’appartenenza a categorie svantaggiate, ad esempio, disabili, ultra-quarantenni, donne, soggetti infettati da un virus e minoranze razziali, che in un dato momento non possono più essere supportate senza limitare nella produttività l’impresa già in difficoltà.
In particolare, ogni datore di lavoro dovrebbe consultare il rappresentante sindacale prima di dare comunicazione dei licenziamenti temporanei (sempre che sia un licenziamento legittimo e non illegittimo) dei dipendenti, anche se non si tratta di un obbligo legale, cosicché ciò venga incluso nei contratti collettivi.
In merito all’attuazione dei licenziamenti temporanei di più lunga durata, in alternativa, le aziende dovrebbero prendere in considerazione delle misure di potenziamento delle competenze professionali dei lavoratori in dipendenza delle proprie esigenze di affrontare con più efficacia la concorrenza.

Riguardo ai dipendenti interessati dal licenziamento temporaneo, questi ultimi devono ricevere una comunicazione scritta completa di ragioni, criteri selettivi, misure, implicazioni socio-economiche e legali e durata per esserne informati.
Inoltre, essi hanno diritto alle indennità di disoccupazione, il cui valore è purtroppo inferiore alla retribuzione integrale (max 80%), nel rispetto delle leggi nazionali sulle assicurazioni sociali.
A tal proposito, le imprese possono impiegare anche i licenziamenti temporanei a tempo parziale, ad esempio, riducendo l’orario lavorativo, che oltre una certa percentuale di ore di lavoro non prevedono, però, il diritto di ricevere l’indennizzo di disoccupazione.

Per ciò che concerne i pagamenti dei sussidi di disoccupazione e le azioni supplementari dei lavoratori licenziati temporaneamente saranno coinvolti gli istituti assicurativi nazionali, ad esempio, l’INPS, le imprese stesse e i centri per l’impiego territoriali.
Le condizioni per i licenziamenti temporanei dei lavoratori sono stabilite nella giurisprudenza e negli accordi di base tra le parti sociali.
Infine, non sono idonei al licenziamento temporaneo e, pertanto, ad andare in cassa integrazione i lavoratori con un contratto a tempo determinato, ad esempio, gli interinali, ed anche gli apprendisti che non hanno un contratto professionalizzante, i dirigenti, i giornalisti e i lavoratori a domicilio.

In sintesi

Per terminare il testo informativo appena trattato su chi può andare in cassa integrazione e chi no, si possono sintetizzare i seguenti punti chiave:

· La cassa integrazione può essere ordinaria, straordinaria o in deroga;
· Hanno diritto a tale misura di sostegno al reddito i lavoratori subordinati a tempo indeterminato contraddistinti da una certa anzianità lavorativa e/o appartenenti a delle categorie svantaggiate e gli apprendisti con contratto professionalizzante;
· Non hanno diritto alla cassa integrazione i lavoratori somministrati, i lavoratori a tempo determinato, gli apprendisti senza contratto professionalizzante, i giornalisti, i lavoratori a domicilio e i dirigenti.

Per maggiori approfondimenti, collegati al seguente sito web:

https://www.wikilabour.it/cassa%20integrazione.ashx.

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