Riforma del catasto, cosa cambia dal 2022

Riforma del catasto, cosa cambia dal 2022

12 Novembre 2021 0 Di Redazione

A seguito della messa a punto della riforma del catasto, molti italiani vogliono saperne di più su questo argomento.
Ci si domanda se si pagherà di più o di meno.
O più precisamente, se a seguito dell’attuazione, sarà necessario un aumento del prelievo fiscale oppure se, come ribadito da Mario Draghi, sarà a parità di gettito.
Proviamo a fare chiarezza su cosa comporta la legge delega per la riforma del fisco.

Riforma del catasto: cosa prevede?

Partendo dall’idea di fondo che soltanto uno dei dieci articoli della legge delega fiscale ha a che fare con il catasto, bisogna evidenziare come l’argomento non è stato mai affrontato dai governi nazionali negli ultimi 25 anni. Allo stato attuale, il funzionamento del catasto verte attorno agli estimi, ossia parametri teorici dei canoni. Durante gli Anni ’80, questi ultimi potevano essere ottenuti mettendo in affitto la propria abitazione.

Il problema con le grandi città

C’è però un problema piuttosto evidenti: le grandi città del nostro Paese si suddividono in quartieri che, per valore degli immobili, risultano decisamente eterogenei.
E le cose, poi, tendono a complicarsi nel momento in cui si costruisce visto che il valore delle case e degli appartamenti, in quanto nuove costruzioni, sale inevitabilmente.
Per logica conseguenza, palazzi d’epoca ubicati al centro di una metropoli paradossalmente finiscono per avere un valore fiscale inferiore in raffronto ad abitazioni appena costruite che si trovano in periferia.

Nuove misure, nuovi prezzi

La principale novità derivante dalla riforma del catasto è che cambia il metodo di misura e, logicamente, il prezzo. Quest’ultimo, infatti, verrebbe allineato a canoni di mercato maggiormente in linea alla realtà, in quanto più recenti. In ogni caso, è opportuno precisare che con la riforma del catasto, introdotta dal Governo Draghi, si è solo all’inizio. Per aggiornare le rendite catastali, sarebbe necessario almeno un quinquennio.

Parte la caccia agli immobili fantasma

Lo scopo primario della riforma del catasto ruota attorno alla necessità di contrastare il problema degli immobili fantasma, identificati dall’Agenzia delle Entrate già nel 2021.
Vi sono 1,2 milioni di unità immobiliari che, secondo Il Sole 24 Ore, non risulterebbero dichiarati al catasto. Sarebbe di fatto necessario un recupero fiscale per i suddetti edifici.

Cosa cambia con la riforma del catasto?

Ai sensi di quanto indicato all’interno della bozza della legge delega, è palese l’intento di modernizzare i vari strumenti di revisione del catasto e di mappatura delle abitazioni.
Compito dell’Agenzia delle Entrate sarà, di fatto, quello di individuare e classificare gli immobili non censiti, i terreni edificabili catalogati come agricoli e gli immobili abusivi.
Dati e documenti poi andranno condivisi in via telematica mediante strumenti in grado di agevolare il lavoro.
A partire dal 1° gennaio 2026, toccherà al Governo occuparsi dell’integrazione di tutti i dati e i documenti rientranti nel catasto dei prefabbricati in ambito nazionale.
Ogni immobile dovrà avere un valore patrimoniale, una rendita catastale e un’ulteriore rendita in linea coi valori di mercato.

Valori patrimoniali e rendita

Saranno, perciò, fondamentali dei procedimento volti ad adeguare periodicamente i valori patrimoniale e di rendita delle unità immobiliari.
Discorso a parte lo meritano, poi, gli immobili di interesse storico o di natura artistica: sono previste diverse riduzioni aventi a che fare con il valore patrimoniale medio ordinario che considerino i vari oneri di conservazione e di manutenzione, oltre alle questioni prettamente giuridiche strettamente connesse al restauro.

Immobili ordinari e immobili speciali

Tirando le somme, sui cambiamenti che la riforma del catasto introdurrà, appare molto probabile, quindi, che il valore di reddito possa essere accostato a quello medio di mercato.
Allo stato attuale delle cose vi sono una miriade di categorie catastali.
L’intento primario del Governo ruoterebbe attorno alla volontà di semplificare sensibilmente le cose, rimuovendo la distinzione fra abitazioni di lusso e case popolari e optando per la separazione fra immobili ordinari e immobili speciali.

Chi pagherà di più?

In definitiva, con l’avvento della riforma del catasto chi finirà per pagare di più?
Nel prossimo quinquennio, si prevede che in termini di tassazione, non ci saranno rincari.
Agendo solo in ambito documentale, non si pagherà di più per ciò che concerne le rendite della tassazione, come evidenziato dal premier Mario Draghi.
Non sono previste variazioni a livello di imposizione patrimoniale.

Conclusioni

Insomma, queste sono le novità introdotte dalla riforma del catasto, argomento verso cui gli italiani nutrono un certo interesse.
D’altronde, si sa, nel Belpaese, a differenza che altrove, si è soliti investire sul mattone.
E con quella che è a tutti gli effetti un’operazione di trasparenza, l’intento di base sarà incentrato sulla revisione delle rendite catastali e non sul cambio relativo alle aliquote di imposizione.

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