Libera professione: 5 luoghi comuni da sfatare

Libera professione: 5 luoghi comuni da sfatare

13 Aprile 2022 0 Di Redazione

Ci sono cose sulla libera professione che rasentano le leggende metropolitane. Vediamo oggi i 5 luoghi comuni da sfatare.
Quando si intraprende un’esperienza lavorativa come libero professionista è essenziale pensare di aprire una partita IVA, soprattutto se l’attività non si limita ad essere saltuaria, bensì prevede collaborazioni a medio-lungo termine.

Sebbene in una condizione di questo genere ogni professionista possa trovare soluzioni diverse è oggettivo che in molti casi ci si ritrovi in luoghi comuni spesso sfatati. Vediamo quelli più evidenti.

Il vincolo del budget

Uno dei luoghi comuni più ricorrenti è sicuramente quello del budget, si è soliti pensare che senza un capitale iniziale importante sia impossibile avviare un’attività lavorativa proficua.

Aprire una partita IVA individuale non è assolutamente difficile né costoso, soprattutto se si considerano soluzioni differenti dal “classico” commercialista, con le quali è possibile azzerare i costi per avviare la professione libera.

La partita IVA e i suoi costi elevati

Sebbene molti siano consapevoli del fatto che non bisogna avere un budget troppo rilevante per avviare un’attività con partita IVA individuale, uno dei luoghi comuni più ricorrenti risiede nel fatto che l’apertura della stessa può avere dei costi supplementari particolarmente esosi.

Analizzando meglio le professioni libere, l’attivazione di una partita IVA come liberi professionisti può comportare anche zero euro di investimento, dato che vi è un processo completamente telematico e gratuito.
Ma anche per le attività artigianali e quelle commerciali, se ci si affida ad un consulente online per il disbrigo delle pratiche, la spesa iniziale si aggira intorno ai 200 euro.

L’impatto delle tasse è troppo

Nell’immaginario comune vi è la convinzione che più della metà dei propri incassi venga indirizzata nelle tasse per lo Stato. Sebbene vi possa essere una percezione che induca a pensare tale dinamica, in realtà dal 2016 con il regime fiscale agevolato, chi aderisce a un modus operandi con regime forfettario ha un’incidenza sul reddito del 15%. Ma tale percentuale di tassazione si può ridurre fino al 5% nel caso in cui si abbiano i requisiti per la cosiddetta “aliquota start-up”, condizione che si estende per i primi cinque anni.

L’impossibilità di svolgere più attività lavorative

Ennesimo luogo comune da sfatare è l’impossibilità di svolgere una seconda attività lavorativa con la propria partita IVA. Benché in specifici casi tale condizione possa essere vera, come per esempio nei lavori pubblici con orari full time, nella gran parte dei casi, soprattutto quando si ha una libera professione è possibile svolgere qualsiasi e quante attività lavorative si desiderano, senza infrangere nessuna legge o indurre a un cambiamento delle aliquote.

La consulenza fiscale è insostenibile

In molti casi si è convinti del fatto che una consulenza fiscale può avere un costo esagerato. In realtà esistono soluzioni estremamente convenienti, come Fiscozen.
Con una spesa annuale di soli 299 euro più IVA per il regime forfettario è possibile usufruire del servizio All inclusive che garantisce la massima serenità al committente. E proprio sul regime forfettario può risultare interessante leggere questa guida. L’idea secondo la quale sia complicato e costoso svolgere una libera professione è un ennesimo luogo comune, che nel corso del tempo potrebbe scomparire.

Conclusioni sulla libera professione

La libera professione, come descritto in questo articolo, è applicata a tutte le relazioni di lavoro in cui la consulenza fiscale è fornita dopo il fatto, e la relazione tra l’individuo che fornisce la consulenza e il contribuente, che sta pagando per la consulenza, non è uguale.

Si contrappone alla consulenza professionale fornita prima dell’esecuzione di una transazione in cui gli incentivi economici o di altro tipo per fornire quella consulenza sono coerenti con quelli ricevuti dagli individui in generale. Inoltre, il rapporto tra il consulente professionale e il pagatore deve essere un rapporto in cui nessuna sistemazione speciale favorisce una delle parti a causa del loro rapporto o position.

In breve, mentre le professioni liberali non possono avere rapporti con tutti i contribuenti, hanno un interesse reciproco continuo nel benessere dell’altro.

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