Banche Italiane – A Rischio 50 Crediti Cooperativi

Banche Italiane – A Rischio 50 Crediti Cooperativi

1 Aprile 2016 0 Di Redazione

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Il sistema del credito cooperativo mostra delle fragilità

Un numero non trascurabile di banche di credito cooperativo potrebbe andare incontro, anche nel breve periodo, a tensioni a causa della difficoltà di alimentare il patrimonio nella misura e con la rapidità imposte dal mercato, dalla normativa vigente e dal contesto istituzionale.

È questo l’allarme lanciato da Carmelo Barbagallo, a capo del dipartimento di vigilanza della Banca d’Italia, che -nel corso di un convegno organizzato dalla Fondazione Italianieuropei ed incentrato sulla riforma delle Bcc nel quadro delle nuove regole europee- ha promosso l’impianto della normativa in corso di approvazione, guardando con favore ad alcuni emendamenti (relativi alla governance, al capitale della capogruppo e alla cosiddetta way out per le Bcc che non vogliano aderire a un gruppo) che rafforzerebbero l’efficacia della riforma.

Al contempo, Bankitalia segnala che la componente più vulnerabile del settore bancario italiano -e, in particolare, all’interno delle Bcc- è individuabile in quelle banche di credito cooperativo che presentano coefficienti di capitale più bassi e tassi di copertura inferiori a quelli medi registrati dal sistema bancario nazionale.

Banche italiane: sono a rischio cinquanta Crediti Cooperativi

La fase di congiuntura che ha afflitto, a partire dal 2008, l’economia non solo italiana ha avuto delle pesanti ripercussioni anche sul sistema bancario.
Il credito cooperativo ha risentito, in particolar modo, della recessione e vi sono dei dati, molto eloquenti, citati nel corso del convegno che permettono di toccare con mano l’entità della problematica, soprattutto per quanto concerne l’erosione dei profitti a causa delle sofferenze che sono giunte al 54% rispetto al 45% di tre anni addietro.

Gli indicatori del credito hanno subito un progressivo peggioramento.
A giugno del 2015 i crediti deteriorati netti e le sofferenze nette hanno raggiunto il 12,9% e il 5% dei finanziamenti, con una crescita evidente rispetto al 2012, quando erano pari al 10,5% e al 3,3%.
Il tasso di copertura dei crediti deteriorati dal 26% del 2012 è giunto nell’estate del 2015 al 38,7%.
E, a dicembre dello stesso anno, gli impieghi delle banche di credito cooperativo risultavano pari a circa 134 miliardi, in riduzione di oltre il 2% rispetto ai livelli del 2012.

In questo quadro che evidenzia delle ombre e delle fragilità, Bankitalia individua circa cinquanta Bcc a rischio.
Il dato è ancora più significativo se si considera che quei cinquanta istituti di credito rappresentano il 16% dell’attivo della categoria.

Tra le banche di credito cooperativo che presentano una maggiore percentuale di crediti anomali rispetto al totale dei crediti, guidano la classifica la Cassa Rurale ed Artigiana di Camerano con una percentuale di crediti deteriorati pari al 37.9, seguita a ruota dalla Banca di Teramo con una percentuale pari al 32.9 e dalla Casa Rurale di Pinzolo che si attesta al 26.3.

Le banche appena menzionate non presentano coefficienti di capitale più bassi e tassi di copertura inferiori a quelli medi del sistema bancario nazionale e, pertanto, non devono considerarsi a rischio, ma i dati relativi ai crediti anomali sono esemplificativi dello stato in cui versano le finanze di molti istituti di credito.

La riforma del credito cooperativo: quali prospettive per il futuro?

Secondo i dati di Bankitalia sono circa cinquanta le banche di credito cooperativo a rischio a causa delle sofferenze.
Quali prospettive si delineano per l’immediato futuro?
E, soprattutto, quale impatto avrà la riforma delle Bcc che sta vivendo il suo iter parlamentare?

Senza ombra di dubbio, un sistema bancario solido ed efficiente concretizza la condicio sine qua non imprescindibile per massimizzare l’impatto della politica monetaria in atto e per sostenere la ripresa degli investimenti.
In questo quadro, Bankitalia giudica positivamente la riforma del credito cooperativo in corso di approvazione.

Muovendo dalla premessa che il credito cooperativo necessita “di capitali pazienti” in grado di rafforzare i legami con la vocazione localistica e di favorire una gestione orientata verso obiettivi di medio e lungo termine, Barbagallo giunge alla conclusione che la riforma, così come impostata, non introduce elementi di rigidità che potrebbero rendere irrisolvibili con strumenti di mercato eventuali situazioni di precarietà patrimoniale.
Il che scongiura il rischio di valutazioni negative nell’esame dei piani di risanamento da parte dell’Autorità di vigilanza.

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